Henri de Toulouse Lautrec è un’icona.
Va al di là dell’essere artista, illustratore, disegnatore o incisore. Usa la tecnica della litografia per riprodurre un alto numero di riproduzioni di manifesti che venivano affissi nelle strade della città. Un visual designer di fine Ottocento.
Nasce nel 1864 nella Francia del Sud. Ha una malattia alle ossa che lo rende fisicamente debole. Nel periodo in cui tenta di risolvere i suoi problemi di salute inizia a disegnare. Ha usato e sperimentato molto tecniche a partire dalla pittura.
Era il tempo in cui Édouard Manet, Edgar Degas affermavano uno stile cromatico molto vivace. Inoltre era di moda anche una nuova tecnica, la litografia. Tecnica usata anche per cartelli pubblicitari a cui lui si appassiona.
Per questo comincia una collaborazione con Jules Chéret, un importante artista pubblicitario che ha disegnato il primo poster per il Moulin Rouge aperto nel 1889.
A Lautrec venne commissionato il secondo manifesto per il Moulin Rouge nel 1891. Il primo grande successo raggiunto in una notte!
Diventa anche un cronista del suo tempo. I personaggi raffigurati nelle sue opere sono gli stessi che incontra nei locali notturni: vedette, star, prostitute e sono persone appartenenti a tutti i ceti sociali. Indaga nel loro animo, nella loro personalità: ne coglie e raffigura i tratti attitudinali continuando in questo un filone dell’arte pittorica che ha indagato la fisiognomica.
Individua e rappresenta tante star attraverso i dettagli che le contraddistinguono. Ad esempio Yvette Guilbert cantante, attrice e scrittrice famosissima la dama dai guanti neri. Infatti la riconosciamo perché Toulouse Lautrec enfatizza questo dettaglio ponendolo come elemento di spicco di tutta la composizione.
Molti lo definiscono anche un’icona dell’artista maledetto che si comincia a configurare proprio in quell’epoca.
Negli anni 80 del Diciannovesimo secolo le strade di Parigi si trasformano. Diventano colorate e sono invase da manifesti da cartelloni a colori firmati da sconosciuti illustratori o da celebri artisti. Per molti è qui che avviene la fine della separazione tra cultura alta e di quella popolare. Infatti il famoso scrittore premio Nobel per la Letteratura Anatole France parlerà del Manifesto come l’affresco dei poveri.Produzione di illustrazioni di libri, manifestazioni teatrali e sportive e perfino testi di canzoni. È già un professionista che si spende per la divulgazione del messaggio a prescindere da quale esso sia: in pochi mesi illustra un libro antisemita e uno contro l’antisemitismo. La committenza è sacra. Conta solo raccontare, disegnare, incidere, stampare e diffondere il messaggio.
La critica d’arte considera l’affiche, ovvero il manifesto stradale, fino al dopo guerra, un’arte minore proprio perché la committenza è industriale, commerciale. Ma la critica stavolta si è sbagliata.
Un ostacolo è sin da sempre l’apertura alle novità. Questo tipo di arte, questo tipo di soggetti non è prevista dall’Arte e dalla Critica. Ma per lui era importante che la sua arte raggiungesse il maggior numero di persone. L’arte è per tutti.
Al centro della sua attenzione c’è solo l’essere umano nella sua complessità e unicità.
“Io dipingo le cose come stanno. Io non commento. Io registro.”
La litografia (dal greco λίθος, lìthos, “pietra” e γράφειν, gràphein, “scrivere”) è una tecnica di riproduzione meccanica delle immagini. Il procedimento venne inventato nel 1796 dall’austriaco Alois Senefelder utilizzando una pietra delle cave di Solnhofen, cittadina nelle vicinanze di Monaco di Baviera. Inizialmente chiamata “stampa chimica su pietra”, assunse ben presto la denominazione di “arte litografica” o, più semplicemente, di litografia. Il principio è estremamente semplice: un particolare tipo di pietra, opportunamente levigata e quindi disegnata con una matita grassa, ha la peculiarità di trattenere nelle parti non disegnate (dette contrografismi) un sottile velo d’acqua, che il segno grasso (detto grafismo) invece respinge. Passando l’inchiostro sulla pietra così trattata, esso è respinto dalle parti inumidite e trattenuto dalle parti grasse. Al torchio, perciò, il foglio di carta riceve solo l’inchiostro che si deposita sulle parti disegnate e non sulle altre.
La stampa litografica si basa sull’incompatibilità di alcuni inchiostri con l’acqua. (fonte Wikipedia)